Gigi Oca, l’ultimo caramellaio di Gorizia

Il primo protagonista di “Zigo Zago – I goriziani che non ti immaginavi e le loro storie, zigzagando per la città”

Di Lodovica Gaia Stasi

«Beh, del Gigi Oca me ricordo ben perchè il iera sempre davanti ale scole col suo careto. In bela stagione il vendeva il gelato, col freddo i caramei. Te se ricordi che boni i caramei del Gigi?» (Fantuzzi, 1999:27).

Sono poche le informazioni sulla vita di Gigi Pecorari, nato a Gorizia nel 1985 e vissuto a lungo in Via Brigata Casale (ibidem, 28), un uomo descritto come generoso e solitario.
Dopo la Prima Guerra Mondiale, nel lento periodo di ripresa, Gigi divenne il caramellaio di Gorizia; un «mestiere dolce in tempi amari» (Covaz, 65:2011) che svolse per tutta la vita.
Gironzolava per la città con il suo carretto vendendo, a seconda della stagione, frutta fresca e secca caramellata (i suoi famosissimi caramei), gelati, noci e mandorle sbucciate, zucchero filato.
In particolare, d’estate, per proteggere i gelati, aveva costruito per il proprio carretto una tettoia cercando di darle la forma della testa di un cigno. Peccato che da lontano sembrava piuttosto un’oca, da cui deriva il suo celeberrimo soprannome di “Gigi Oca” o, in friulano sonziaco, “Gigi Ocja”.
I suoi dolci piacevano a tutti, bambini e adulti, giovanotti, signorine e anziani, soldati occupatori e liberatori che accorrevano entusiasti da lui per comprare qualcosa.
Erano soprattutto gli studenti delle scuole i suoi principali clienti: Gigi Oca era solito farsi trovare puntuale, fuori dalle scuole, allo squillo della campanella che annunciava la fine della giornata di lezione. Molto generoso, forse troppo, spesso faceva credito agli studenti. A un certo punto però bloccava le forniture e si presentava dai genitori dei suoi giovani debitori per reclamare quanto gli spettava.

Gli anni passavano, tra periodi di pace e di guerra, e lentamente gli affari calavano e la salute di Gigi peggiorava. I suoi dolciumi non andavano più come una volta, c’era la concorrenza dei pop – corn, delle gomme da masticare importate dagli Stati Uniti o delle caramelle dell’industria goriziana.
Gigi Oca spesso passeggiava con un anziano signore, il famoso architetto Max Fabiani, il primo lamentandosi del calo delle vendite di dolciumi e il secondo della costruzione di orrendi palazzi che deturpavano la città che tanto amava.
Sembrava che tutto tramasse contro il povero Gigi: il codice della strada non permetteva più la circolazione per strada dei carretti come il suo e non poteva neppure più fermarsi davanti ad una certa una scuola cittadina perché il preside (che era stato suo cliente da bambino!) non lo voleva lì. Gigi Oca stava sempre peggio a causa di una polmonite, dovette abbandonare il lavoro e non c’era nessuno che lo aiutasse. Morirì così solo e abbandonato, in una fredda giornata di marzo del 1958, ucciso dall’indifferenza di coloro che tanto avevano amato i suoi caramei (Covaz, 65-70:2011).





Bibliografia

 

Covaz Roberto, Chi ha ucciso Gigi Oca? E altri nove delitti “veri” avvenuti negli ultimi due secoli a Gorizia e nel Monfalconese, MGS Press, 2011;

Fantuzzi Gianfranco Fritz, Tornar indrio nel tempo. Vecchie storie della Principesca Contea di “Gorz und Gradiska”, Edizioni della Laguna, 1999.

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