Nicoletta Coronini, benefattrice, scrittrice e illustratrice novecentesca

 L’ultima protagonista di “Zigo Zago – I goriziani che non ti immaginavi e le loro storie, zigzagando per la città”

Di Angelica Stasi

Forse alcuni tra i goriziani ancora ricordano il dolce sorriso di Nicoletta Coronini, primogenita della baronessa Olga Westphalen von Fürstenberg e del conte Carlo Coronini, e sorella di Francesco Giuseppe e di Guglielmo.

E, se non lo si ricorda, o – perché troppo giovani – non c’è mai stata occasione di scorgerla, elegante, impeccabile, magari a passeggio per le vie cittadine, vi inviterei, in un attimo di tempo libero, ad andare a cercare un suo ritratto tra gli archivi, cartacei od online, della Fondazione Palazzo Coronini Cronberg. Credo che - allontanato quel certo grado di distacco che sorge di primo acchito nel contemplare un viso sconosciuto e provando invece ad immergervi nell’antica vicinanza tra le anime degli esseri umani – potreste sorprendervi della delicatezza e della luminosità del suo volto. Eppure, con una stretta al cuore, potreste anche accorgervi che in realtà sembra risplendere dell’insidia di una soave tristezza. 

Ogni vissuto è differente, a sé stante, seppur congiunto al vissuto dell’altro dal lunghissimo filo rosso degli avvenimenti storici, di maggior o minor importanza.
Nicoletta Coronini visse quasi nella sua interezza il Secolo Breve, nascendo a Gorizia nel 1896 e qui morendovi nel 1984. Ne conobbe, così, l’aria pesante, intrisa di ferocia e insensatezza, violenza e morte. La respirò in maniera diversa rispetto ad altri dei nostri nonni o bisnonni, nobiltà e ricchezza la condussero su tracciati più protetti, meno perigliosi. Ma non meno dolorosi.
Nicoletta, nel corso della sua vita, affrontò il lacerante distacco dalla casa natia durante la Prima Guerra Mondiale, profuga nel castello dello zio Ivan Adamovich a Velenje, in Slovenia (Pillon, 2017:150), e successivamente dovette accettare, come tutti, la consapevolezza che il mondo, così come l’aveva conosciuto, dopo le due guerre mondiali era definitivamente cambiato. Per le attività benefiche e i legami personali con la popolazione slovena locale non poté ignorare l’insorgere della violenza becera e razzista del fascismo e subì le conseguenze della grave erosione del patrimonio familiare – si pensi alla nazionalizzazione delle proprietà russe ereditate dalla famiglia Coronini, l’esproprio delle proprietà a Cronberg e Loke dopo la Seconda Guerra Mondiale – (ibidem, 158). In più, Nicoletta visse pur sempre in una condizione di separatezza, i suoi stessi privilegi sociali paradossalmente erano causa di marginalità, condividendo inoltre la condizione di subalternità che sacrificava il destino femminile alle esigenze della famiglia, accentuata dal tipo di educazione ricevuta, sempre rigorosamente privata, e dai doveri insiti nel suo lignaggio, sullo sfondo del moralismo cattolico che la circondava. 

La Contessa, fin dalla giovinezza, seguendo il proprio estro e le proprie passioni, forse anche per coronare un desiderio di affermazione e per concorrere alle finanze familiari (ibidem, 153), lesse, scrisse ed illustrò innumerevoli articoli, racconti e fiabe. Nei temi trattati, nelle storie immaginate, nei tratti graziosi della china, si svelano la sua empatia malinconica, la sua sensibilità e la sua ricerca di salvare immagini ed emozioni del tempo perduto, tanto caro e bello, che riesce a scorgere nelle pieghe di un mondo presente colmo di miserie e tristezze. Forse, in tempi così duri, la sua delicatezza e nostalgia, il suo immaginario a tratti bucolico e infantile, non vennero – o non potevano essere – del tutto capiti e apprezzati. 

Nicoletta Coronini fu una persona buona, caritatevole, profondamente, intimamente legata ai suoi affetti e alla sua comunità, alla sua terra. Basti pensare che rimase sempre legata agli abitanti di Cronberg, tra i quali era vissuta da giovinetta, ricevendo le loro lettere durante l’evacuazione del 1916 (ibidem, 151), intercedendo con le «locali autorità naziste per salvare alcune donne dall’internamento», operando alacremente, nel secondo dopoguerra, per «contrastare il crollo di una realtà prodotta da quattro secoli di vita comune» (Pillon in: Dizionario Biografico dei friulani), cercando di «ricostruire una socialità distrutta dallo scatenarsi dei nazionalismi» (ibidem, 158) o, ancora, mantenendo rapporti epistolari con gli abitanti di Cronberg anche «a guerra finita e dopo l’esproprio della proprietà di famiglia». 

Già nel 1919 iniziò «la proprià attività all’interno dell’Opera nazionale per l’assistenza civile e religiosa degli orfani dei morti in guerra, nelle sezioni di Gorizia, Salcano e Moncorona (Kromberk)» (ibidem, 154), collaborò per un decennio con l’International Refugee Organisation, fu «presidente a Gorizia, dal 1956, dei Convegni di Maria Cristina di Savoia», per numerosi anni partecipò «alle conferenze di S. Vincenzo< e «dal 1970 al 1984 al patronato di assistenza spirituale alle forze armate». 

L’ultimo grande dono di Nicoletta fu, in accordo con il fratello Guglielmo, la decisione di donare alla città ed ai cittadini, una volta sopraggiunta la morte per entrambi, i tesori e le ricchezze della propria famiglia, affinché tutti ne potessero godere e potessero essere tramandati alle generazioni future. Cosa che avvenne, dopo la scomparsa di Guglielmo nel 1990, per mezzo dell’istituzione nel 1991 della Fondazione Palazzo Coronini Cronberg: lo statuto all’art.3 precisa che alla base della Fondazione c’è un lascito «di beni mobili ed immobili ai cittadini di Gorizia, destinato al pubblico godimento e all’educazione culturale della collettività» , mentre l’art. 22 che ricalca le volontà testamentaria del conte Coronini stabilisce che  «a tutta la cittadinanza goriziana, contemporanea e futura, è affidato l’avvenire della Fondazione, la  sua durata  e la sua indipendenza, la poesia del suo parco e il suo sviluppo come centro culturale goriziano».

 

Bibliografia e sitografia

Pillon Lucia, Coronini Cronberg Nicoletta, Dizionario Biografico dei Friulani
https://www.dizionariobiograficodeifriulani.it/coronini-cronberg-nicoletta/;

Pillon Lucia, Nicoletta Coronini, in Donne allo specchio. Personaggi femminili nei ritratti della famiglia Coronini, Cristina Bragaglia Venuti (curatore), LEG Edizioni. 2017.

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